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Distillato di Cinologia n. 36
Dati oggettivi e comportamenti soggettivi

  3 maggio 2020 Banner distillati cinofilia

Distillato cinologiaDati oggettivi e comportamenti soggettivi

Una «pillola» di Metodologia e, più precisamente, di sistemi di valutazione. Sul tema dell’utilizzo dei dati scientifici rispetto ai comportamenti soggettivi.

Utilizzo dei risultati delle ricerche

Come affermato in altri distillati, secondo una certa teoria, nelle esposizioni, il soggetto migliore viene individuato in base alla correttezza della struttura, del tipo e del modo di trottare necessari per la funzione della razza.

 

Come in altri paesi anche in Italia esistono cani di razza che vengono selezionati per fornire prestazioni superiori dal punto di vista funzionale e che disputano prove di lavoro – nell’accezione più generale del termine. Perché i campioni delle esposizioni non vincono nelle prove? Perché i campioni delle prove non eccellono nelle esposizioni? Perché nelle esposizioni esiste una classe lavoro nella quale sono giudicati cani della medesima razza?

 

La risposta potrebbe essere: perché non sono applicati degli appropriati standard di giudizio.

 

Nelle esposizioni la tendenza è giudicare sulla base di un aspetto morbido e piacevole non sulla base di una muscolatura scolpita e definita, di mantelli adeguati alla loro funzione e di stili di trotto funzionali allo scopo. Sebbene siano ormai disponibili molti dati che possono indicare cosa sia giusto o sbagliato nel trotto e nel galoppo di una determinata razza, nel mondo della cinofilia questi sono conosciuti o utilizzati pochissimo. Nel mondo delle esposizioni si ritrovano una quantità di fanatiche credenze sulla locomozione che non reggono a una analisi rigorosa, anche solamente logica, ma tuttora se uno li contesta viene considerato stonato, non in sintonia con l’ambiente. Si ribadisce che, la verità o la falsità delle attuali credenze sulla locomozione e la struttura dei cani può essere provata solamente da accurate misurazioni che impieghino accettabili metodi statistici.

 

Quello che viene riferito nei distillati è basato:

 

Poiché molte conclusioni sono in contrasto con le comuni credenze, se ne ottiene, in genere una reazione veemente da parte dei cinofili; è però tempo di separare quelli che sono i fatti da quelle che sono pure credenze o affermazioni arbitrarie.

 

Le supposizioni anche quando sono sbagliate si rivestono di uno status di immortalità una volta che appaiono in un testo, specialmente dopo che una prima documentazione viene riportata in una seconda.

 

Gli errori che vengono ricopiati da una generazione all’altra vengono consolidati dalla ripetizione.

 

Si ha un notevole esempio di ciò con la locomozione: alcuni errori sono stati ripetutamente copiati – e supinamente accettati – così tante volte, che adesso risulta difficile dare discredito a questa eredità del passato.

Osservazioni generali

Un principio biologico fermo è che la forma segue la funzione ovvero la funzione produce la forma. Se un cane deve funzionare efficientemente, deve essere costruito per funzionare efficientemente. Se un soggetto non è di per sé costruito come un atleta, nessun allenamento al mondo lo renderà un atleta. Se un cane non è costruito per essere veloce, l’allenamento non lo renderà veloce. In definitiva il solo modo di sapere quale forma funziona efficientemente è osservare gli animali al lavoro sotto condizioni di controllo; questa è la base di un approccio scientifico ai cani. Un approccio estetico decide invece che una forma è bella e quindi predice come dovrebbe funzionare in condizioni di lavoro.

 

L’essere costruiti in modo appropriato non assicura l’eccellenza nelle prestazioni, è solo un indicatore di potenzialità. Il coinvolgimento di moltissimi fattori nelle prestazioni fisiologiche di vertebrati superiori, come il cane, non consente comunque una accurata valutazione mediante la sola osservazione; solo la dimostrazione mediante prestazioni in condizioni di lavoro potrà dimostrarne la reale efficacia.

 

Osservando un cane piazzato nessuno è in grado di stabilire la sua passione per il lavoro o la sua abilità nell’utilizzare le riserve energetiche. Possiamo descrivere in uno standard il cane tipo che incontriamo nella caccia al coniglio e chiamarlo Beagle, ma se incontriamo un soggetto costruito esattamente come richiesto da questo standard, non esiste alcuna assicurazione che il soggetto funzioni correttamente. Funzioni interne, come ad esempio il suo fiuto, non possono essere valutate per osservazione.

 

Il massimo che può essere fatto osservando un cane alle esposizioni è dire se il soggetto ha un aspetto fisico che potenzialmente può produrre una determinata prestazione.

 

Questo è il difetto delle esposizioni: il giudizio viene espresso sulla base dell’aspetto esteriore non sulla prova di una prestazione funzionale.

 

Come detto prima, la locomozione è l’atto di spostarsi da un posto all’altro, ma, anche se tutti i cani sono in grado di muoversi, pochissimi lo fanno alla stessa maniera. L’acuto osservatore sa che ci sono molte somiglianze nel modo di muoversi ma sa anche che certe differenze indicano la probabile superiorità in determinate funzioni. Se la funzione di una razza è quella di correre velocemente e la funzione di un’altra è quella di trottare con resistenza, ciascuna presenterà marcate differenze nella sagoma corporea e nel modo di muoversi. Le differenze nella sagoma corporea e nel modo di muoversi sono criteri usati dai giudici per rafforzare le loro opinioni nei confronti del soggetto che ritengono migliore per un determinato scopo.

 

Nel ring il giudice osserva i soggetti solo al trotto e ciò significa che dovrà valutare anche soggetti in un tipo di movimento per il quale non sono stati strutturalmente costruiti in maniera ottimale.

 

Quando si dovrà giudicare la qualità del trotto di un Whippet, la cui struttura è progettata per il galoppo, l’osservatore dovrà tenere a mente che il suo obiettivo è quello di determinare se il soggetto sta trottando in modo da dimostrare che è efficiente nella velocità e nell’agilità al galoppo. Sicuramente non dovrà aspettarsi che un Whippet trotti allo stesso modo di un cane progettato per funzionare come un esperto trottatore, tipo uno sciacallo. Discutere quale tipo di trotto indica la più probabile efficacia nello svolgere una specifica funzione diventa un tema centrale.

L’occhio per il bel cane

La differenza tra un esperto e un principiante è che l’esperto coglie immediatamente quello che il principiante potrebbe arrivare a vedere solo alla fine o casualmente. Quando si dice che un giudice ha un «buon occhio» per i cani, si vuole dire che il giudice ha allenato il suo cervello a cogliere l’immagine dell’intero cane in una volta, senza un intervento cosciente, e a riconoscere istantaneamente qualità o mancanza di qualità. Analogamente per il movimento: il «buon occhio» vede il cane muoversi e la valutazione ne consegue automaticamente senza bisogno del lento processo di analisi – a uno a uno – di ciascun passo.

 

Come allenare l’occhio? O meglio come riconoscere la qualità in ciò che si vede senza che sia necessario analizzarla o soffermarsi a ogni particolare?

 

Si pensi a quanto è lento il processo di allenamento per insegnare a scrivere a un bambino. Prima è necessario insegnargli come è formata ciascuna lettera.

 

Poi si passa a scrivere una parola intera. Dopo molta pratica il ragazzo riesce a scrivere intere parole senza pensare ai dettagli. Infine arriverà a scrivere intere frasi senza pensare alla loro composizione. Il subconscio fa il lavoro di routine, mentre il pensiero cosciente pensa a cosa scrivere.

 

Nel selezionare un movimento di qualità, prima c’è il lento processo di corretta analisi nel dettaglio di ciascuna fase del movimento. Successivamente, con molta pratica, il cane viene colto integralmente in un unico sguardo e qualsiasi tipo di pregio o difetto viene catturato inconsciamente.

 

Oltre all’osservazione è necessario inoltre utilizzare, a volte, la palpazione per assicurarsi di alcuni fatti.

 

I cani a pelo lungo, in genere, non possono essere valutati senza palpare il corpo che sta al di sotto, ma anche le mani, come gli occhi devono essere allenate a utilizzare il subconscio per riconoscere velocemente quello che sentono.

 

Naturalmente si presume che l’occhio venga allenato per riconoscere i pregi non i difetti. Il subconscio può essere ingannato nel riconoscere pregi e difetti.

 

Allenarsi per scegliere il miglior soggetto in movimento, che si adatti allo scopo della razza, non è un procedimento raggiungibile velocemente. Questo credo che sia tutto sommato anche un merito delle lente ed elaborate carriere per diventare giudice nei vari enti cinofili na­zion­ali.

 

Spesso si sente alle esposizioni che «bisogna avere occhio per i cani» il che generalmente sottintende che bisogna «nascere» con questa caratteristica. Probabilmente la più corretta interpretazione del significato di questa espressione è «io ho occhio per i cani in misura tale da riscuotere l’approvazione di chi mi sta attorno, ma non ho la più pallida idea del perché i cani siano migliori». Pura imitazione di ciò che altri hanno approvato, non conoscenza! Anche se possedere un buon occhio per quello che altri approvano ha i suoi meriti, la conoscenza del perché una forma sia preferibile rispetto a un’altra è molto più importante. Le persone autorevoli sono in grado di giustificare le proprie scelte; sanno perché fanno quel che fanno e non sono costrette a nascondersi dietro l’etichetta di «avere un buon occhio per i cani». Si auspica che i dati e i fatti che si forniscono in questa sede saranno idonei ad aumentare la capacità di spiegare agli altri perché un soggetto valutato in esposizione sia migliore di un altro.

Il miglioramento delle razze

Una volta che una razza è stata approvata da un ente cinofilo e ne è stato redatto uno standard, inizia il processo di «miglioramento» della razza stessa. Ci si può chiedere per che cosa la razza debba essere migliorata. In teoria, gli allevatori dovrebbero migliorare la capacità di espletare la funzione originaria per la quale era stata creata la razza, qualunque sia. Alle esposizioni la funzione originaria non viene testata quasi mai e compare invece un nuovo obiettivo: vincere l’esposizione. Ciò che è necessario per vincere in esposizione potrebbe anche non avere alcun rapporto con quella che era la funzione originaria del cane. Un levriero afgano è un galoppatore esperto; nel ring di esposizione si cercano invece trottatori esperti.

 

Come ulteriore esempio prendiamo in considerazione l’aspetto caratteriale. Un cane da guardia è progettato per assalire gli estranei: questo atteggiamento non deve minimamente manifestarsi nel ring di esposizione. Un buon segugio che localizza una pista si suppone debba rimanervi concentrato; distrarsi è imperdonabile. Quando un segugio viene adottato dalla gente, la gente si aspetta che gli stia sempre appresso e che venga immediatamente quando lo si chiama! Che la gente ne sia o meno cosciente la selezione alle esposizioni avviene comunque verso il miglioramento delle loro caratteristiche come animali da compagnia piuttosto che per caratteristiche desiderabili, nel lavoro, nel galoppo o nella caccia. Un buon Siberian Husky è un cane da corsa su ampi spazi; sicuramente non risulta selezionato per vivere in una casa con un piccolo giardino. Se la loro popolarità continua e diventano animali da compagnia tenuti nell’aia di casa invece che nei grandi spazi aperti di una tundra, verranno inevitabilmente selezionati per le loro capacità di piacere alla gente, non certo per la loro capacità di correre il più a lungo possibile. Anche se il Beagle è una razza conosciuta e diffusa, non mi sentirei mai di raccomandarla come animale da compagnia. Anche a loro piace uscire dal cortile e cacciare a loro piacere il più a lungo possibile. I soggetti tenuti in città non sono selezionati per scovare conigli inesistenti.

 

Alle esposizioni spesso vincono estetica e caratteristiche estreme e troppo spesso la spinta è in questo senso. I mantelli sono spesso troppo lunghi per essere utili nella caccia, ma i mantelli lunghi spesso vincono in esposizione. Se la testa deve essere stretta, «più stretta» è considerato un pregio come si può notare in Collie e Borzoi. Se il collo deve essere lungo, naturalmente, più è lungo meglio è. Ancora, se la falcata deve essere lunga, l’allevatore troverà il modo di sviluppare una falcata sempre più allungata.

 

Oggi si ritrovano nei ring molti modi inefficienti di trottare che sono assenti allo stato selvaggio, ma sono spettacolari da vedere.

 

Che gli allevatori o i giudici ne siano o meno consapevoli, una selezione estetica o la ricerca dell’estremo sono spesso considerazioni molto più forti della perfezione funzionale. Il punto è che una volta che una razza è entrata nel mondo delle esposizioni, la funzione della razza viene cambiata da qualsiasi cosa fosse destinata a compiere a un nuova, e questa è quella che vince in esposizione. Ciò che vince sarà allevato senza tenere conto se ciò migliori o meno lo scopo originale del cane. Il Cocker Spaniel americano viene raramente usato per la caccia, il Barbone viene raramente usato per il riporto; l’Afgano da show non viene usato per cacciare selvaggina. La loro esistenza dipende dal piacere alla gente, e per il «miglioramento» delle esposizioni; le razze da esposizione puntano a piacere alla gente, senza tener conto degli aspetti desiderabili per la loro funzionalità.

 

In cinofilia, l’abilità di svolgere la funzione originaria del cane spesso sfiora l’irrilevante. Quale levriero viene giudicato al galoppo?

 

[Canton, Mario. Princìpi di Locomozione. Porto Viro: Antonio Crepaldi Editore, 2013]

 

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Saluti a tutti e a rileggerci presto.