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Venezia e il rugby

  29 gennaio 2020 Mischia

Pallone da rubyCamminare per le calli di Venezia è sempre affascinante. Anche in presenza di realtà modernissime come un negozio di computer o di telefoni cellulari sembra sempre di essere immersi in un ambiente senza tempo che può andare dalle invasioni barbariche alle vestigia di una guerra postatomica. Il solo fatto di doversi spostare a piedi è disorientante in una società che ha ormai fatto dimenticare a tutti di possedere delle gambe, se non per spostarsi dalla cucina al salotto di casa propria.

 

Camminavo lungo la calle «del mondo Novo» che porta da San Lio a Santa Maria Formosa. Stavo andando alla biblioteca civica e da poco avevo scoperto quella zona di Venezia che sta tra Piazza San Marco e l’antico quartiere – che qui si chiama sestiere – di Castello.

 

«Sei sicuro che sia qui?», disse mio figlio, riferendosi ad una osteria, o meglio un antro, dove si davano appuntamento tutti gli appassionati di rugby della Serenissima o che nella Serenissima erano in visita turistica o per lavoro.

 

«Si certo, eccolo.».

 

Di fronte alla porta del locale c’era già un capannello di gente che aspettava di entrare per vedere Italia – Francia, per il torneo delle Sei Nazioni, e le tifoserie sembravano già su di giri ma ancora composte, come si usa nel mondo degli appassionati di questo sport.

 

Personalmente avevo giocato molto poco ma la passione per questo sport ce l’avevo sin da giovane, quando era ancora molto poco diffuso rispetto al dilagante calcio.

 

Il gestore dell’Innin Shark – questo il nome dell’antro – si affacciò spalancando la porta di entrata e la gente fluì all’interno, come l’acqua in uno scarico. Il gestore, dalla stazza, doveva essere stato un ex pilone, stava dietro il bancone come se aspettasse sempre di caricare in una mischia.

 

Mentre i vari monitor si accendevano sulla diretta della partita iniziò il consueto assalto al bancone dell’osteria; panini e birra passavano di mano in mano con sorprendente velocità.

 

Trovammo un posto a sedere in una delle varie salette perse nel labirinto del locale, che come tutti i locali a Venezia è costituito da una serie di stanze collegate tra loro, una volta adibite a tutt’altro e ora sfruttate come vano continuo.

 

Lasciando i ricordi e saltando ad oggi: tra poco inizia il Sei Nazioni. Per tutti gli appassionati è iniziato il conto alla rovescia.

 

Ho anche scritto un libro per chi pratica il rugby da una poltrona, da un divano o da un posto in tribuna. È destinata anche a chi ha un figlio o un nipote che stanno imparando a giocare e a cui fa piacere che i genitori, i nonni o gli zii partecipino alle loro prime gare, pur se questi non capiscono nulla di ciò a cui stanno assistendo. Quindi se non sapete la differenza fra un «punt» e un «drop» oppure vi siete chiesti cosa voglia dire «maul», «ruck» o «scrum», si spera che arrivati alla fine del libro qualche dubbio si sia dissolto.