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Levrieri

  9 marzo 2020 Banner coursing

Levrieri silhouetteLe razze ufficialmente riconosciute dai vari enti cinofili mondiali sono meno di un quarto delle razze levriere che si trovano più o meno consolidate nelle varie regioni del pianeta; conosciute ma non ufficializzate mediante libri delle origini controllati.

 

Alcuni ceppi sono a volte più antichi di quelli da cui derivano le moderne razze levriere «ufficiali» nonostante le loro pur profonde radici storiche. Altre appaiono alle manifestazioni ufficiali cinofile solo nelle regioni native, come ad esempio molte delle razze indiane oppure sono presenti e ancora utilizzate sul territorio, ma non si vedono quasi mai ai concorsi, come quelle cinesi.

 

Ho scritto un libro sulle razze levriere, estendendolo alle razze di segugi primitivi che ancora conservano l’istinto di cacciare le loro prede «a vista» dopo aver fatto uso del loro fiuto per scovarle.

 

Il problema più grosso è stato quello di fare chiarezza sulla valanga di sinonimi con i quali vengono denominati i vari ceppi col mutare delle popolazioni che li allevano. In verità le «correnti di sangue» da un punto di vista morfologico non sembrano poi molte e le loro differenze sono più legate all’ambiente in cui vivono che a strutture fisiche molto differenti.

 

Poi da un punto di vista genetico sarebbe interessante vedere che correlazioni ci sono tra le varie «razze» ma purtroppo nessuno a oggi ha mai tentato una ricerca del genere.

 

Comunque al di là di macroscopiche variazioni nella lunghezza dei mantelli – per lo pù legata al clima delle regioni abitate – le strutture variano sostanzialmente per adattarsi alla caccia in terreni piani o collinari/montagnosi. Inoltre queste sono razze nelle quali la colorazione non ha mai avuto una grande considerazione da parte dei suoi allevatori.

 

Per cui si trova un po’ di tutto, ma d’altronde, come dice il vecchio adagio: «Un buon cavallo non può essere di un brutto colore».