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Il corrispondente di guerra

  15 febbraio 2020

Carla LensiNei primi anni Ottanta (del secolo scorso) avevo iniziato a tenere appunti sui vari aspetti della cinotecnia.

 

Quando non potei più rinviare la leva militare per motivi di studio partii portandomi dietro i miei appunti e continuai a leggere, studiare e prendere appunti.

 

Dopo il centro di addestramento svolto in un bruciante mese di luglio in mezzo alle risaie di Casale Monferrato – persi 17 chili in 40 giorni di addestramento alla marcia sotto il sole a picco e quando arrivai a casa alla prima licenza, mia madre quasi non mi riconobbe; tenevo i pantaloni sorretti da un pezzo di fil di ferro, perché la cintura aveva esaurito da tempo i buchi disponibili – fui destinato al Comando della Brigata Meccanizzata “Isonzo” di stanza a Cividale del Friuli (14 ore di tradotta).

 

Dopo i primi giorni fui assegnato come assistente di sanità all’infermeria dell’enorme caserma “Francescatto”, in quanto allora ero uno studente di medicina. Ignoro se questo ciclopico edificio ancora esista. Qui potei organizzarmi in un angolo di una delle vecchie sale dormitorio, una specie di studiolo, rimettendo in sesto una vecchia macchina per scrivere, abbandonata in un ripostiglio dell’infermeria; la ripulii, la lubrificai, comprai a mie spese dei nuovi nastri e della carta … e iniziai a scrivere.

 

Un giorno ricevetti la lettera di una signora che si diceva interessata ai miei scritti apparsi su “I Nostri Cani” e mi chiedeva un parere su alcune questioni. Preso dalla sicumera tipica dei giovani, risposi senza ben rendermi conto di chi avevo al di là del francobollo e solo successivamente, visto che la corrispondenza continuava, cominciai ad avere qualche dubbio che la mia corrispondente non fosse propriamente digiuna di conoscenze cinofile.

 

Insomma si sviluppò un carteggio di notevoli dimensioni sui temi più disparati ma soprattutto sulla questione del movimento, “vacca sacra” come ebbi a scrivere in uno dei miei primi articoli su I Nostri Cani, di qualsiasi ambiente cinofilo.

 

Insomma, solo dopo che ebbi finito il militare conobbi la mia “corrispondente di guerra” che altri non era se non una dei più stimati giudici di Rottweiler a livello mondiale, per anni presidente del Rottweiler Club Italiano.

 

Devo dire che lei mi ha aiutato moltissimo nella divulgazione delle nuove conoscenza che di volta in volta acquisivo con lo studio della letteratura specializzata straniera. Grazie a lei e ad alcuni soci del RCI di allora (tra cui voglio senz’altro ricordare il marito di lei, un ex consigliere Enci e un imprenditore marchigiano – gli interessati spero ci si riconoscano) riuscii a trovare uno sponsor per la pubblicazione dei primi risultati dei miei studi, dopo ben vent’anni di inutili tentativi.

 

Ma di questo parlerò un’altra volta.

 

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[da Lei, io … e i cani, ACE, 2018]