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Distillato di Cinologia n. 22
Rapporti strutturali generali

  19 aprile 2020

Distillato cinologiaRapporti strutturali generali

Una «pillola» di Struttura e, più precisamente, di Rapporti funzionali. Sul tema dei rapporti strutturali generali.

Rapporto taglia/peso

Sugli animali in perfetta salute l’aumento della taglia non si è dimostrato proporzionale all’aumento del peso, variando questo rapporto con l’epoca della crescita, per il fatto che inizialmente la quantità di proteine ingerite deve essere molto elevata, mentre in seguito diminuisce progressivamente con la crescita del soggetto.

 

È nozione comune, particolarmente tra gli allevatori di razze di cani che da adulti possiedono una taglia discreta, che la crescita visivamente sembra procedere «a scatti»; ciò è appunto dovuto ad uno sfasamento tra crescita ponderale e crescita staturale, fatto che determina un veloce cambiamento complessivo delle proporzioni a livello di immagine.

 

Il fenomeno è particolarmente evidente in razze ad ossa molto allungate (razze giganti o longilinee).

Rapporti di scala

Affrontiamo ora brevemente un problema di rapporti di scala che può essere riassunto sinteticamente nella domanda: può un cane piccolo essere l’esatta replica di una corrispondente razza di taglia normale?

 

Molte razze (Beagles, Barboni, etc.) hanno uno standard con due o tre varietà di altezza. Normalmente si ritiene che essendo unico lo standard le varie parti dovrebbero rimanere con le medesime proporzioni anche in presenza di taglie diverse. Da un punto di vista fisico e fisiologico ciò non è possibile. Per illustrare ciò ci serviremo di alcuni parametri: diametro di gambe e zampe, taglia del cranio, taglia dell’occhio, velocità di movimento degli arti e area superficiale (responsabile della dispersione di calore).

 

Come regola generale se si raddoppia l’altezza di un soggetto il peso aumenta di circa 8 volte (il volume varia con il cubo, la superficie con il quadrato), questo significa una notevole differenza di peso per soggetti con differenze anche contenute in altezza.

 

Si consideri ora il diametro di una zampa e della relativa gamba. Se si suppone che un cane possieda una zampa e una gamba adeguati a sorreggere il suo peso, si provi a pensare come dovrebbero essere quelle di un cane il doppio più alto. Il cane più alto che pesa circa 8 volte il primo per scaricare la stessa pressione sull’area di appoggio dovrebbe avere una zampa larga 8 volte quella del primo o 2,8 volte in larghezza (l’area varia con il quadrato del diametro). I piccoli cani da compagnia hanno zampe più piccole e sottili con equivalente scarico di peso.

 

Naturalmente volendo mantenere a tutti i costi le identiche proporzioni, per selezione è possibile ottenere cani più piccoli con zampe più grandi del necessario, ma non servirebbe a niente e la natura combatterebbe una tale forzatura. Geneticamente, i caratteri ereditari dei cani piccoli sviluppano zampe della larghezza necessaria (non della larghezza necessaria a rispettare le proporzioni previste dagli standard).

L’aumento in peso del cucciolo di un mammifero è proporzionale a circa ⅔ del suo peso corporeo; anche l’area superficiale si comporta in questo modo, perciò possiamo dire che il peso del cervello necessario è approssimativamente proporzionale all’area superficiale. Se si suppone che un cane pesi il doppio di un altro la taglia di cervello necessaria risulterà circa 1⅓, cioè peserà 8 volte il cane più piccolo ma avrà bisogno di un cervello 5 volte più grande. Come per qualsiasi altro problema biologico esistono delle variazioni individuali, ma ovviamente qui stiamo parlando di media.

 

Come dimostrato dai fatti esposti nei cani piccoli, a confronto con i soggetti più grandi, si osserva comunemente un cranio proporzionalmente più grande in volume. Per produrre l’illusione di una testa proporzionata in taglia rispetto al cane più grande generalmente si accorcia il muso. La lunghezza totale della testa e la sua larghezza rimane così nei limiti di proporzione, ma non più la distanza dal naso allo stop. Le proporzioni craniche non sono molto adatte all’alterazione per allevamento selettivo. Se dovesse apparire una mutazione che riduce in taglia il cranio dei cani piccoli vi è da dubitare che rimarrebbero ancora degli accettabili animali da compagnia per l’uomo.

 

Un chiaro esempio di quanto sinora esposto si può osservare nei Beagle delle due taglie. Le gambe corte si muovono più velocemente di quelle lunghe. Il tempo di oscillazione è proporzionale alla lunghezza, come ben sa chi possiede un orologio a pendolo (accorciando il pendolo l’orologio va più veloce). In accordo alla seconda legge di Newton a parità di forza aumenta l’accelerazione se la massa viene diminuita (F = m × a).

 

Dal momento che le gambe di un piccolo cane sono corte e leggere, le gambe si muovono rapidamente, così rapidamente che non si riesce a metterle a fuoco con l’occhio.

Il ritmo è totalmente differente e un piccolo cane non può rassomigliare ad un cane ad arti più grandi.

 

Gli occhi nei piccoli cani sono in proporzione al peso del corpo più grossi di quelli dei cani più grandi e tendono, nei cani più piccoli, ad essere prominenti.

Rapporto massa/superficie

La dispersione di calore in un mammifero è proporzionale alla sua area superficiale e l’area superficiale, come si è detto, aumenta in rapporto a circa ⅔ del peso corporeo. Per unità di peso, cani piccoli hanno una maggiore dispersione calorica.

 

Come ogni allevatore di cani piccoli sa, essi devono essere tenuti più al caldo di quelli grandi. Questo fatto non ha nulla a che vedere con la proporzione delle parti ma serve a dimostrare, ulteriormente, che i cani più piccoli non possono essere dei duplicati miniaturizzati dei corrispondenti soggetti più grandi.

 

Se si permette ad una varietà più piccola in taglia di un determinato cane di obbedire alle leggi della natura, essa presenterà ossa articolari più sottili, zampe più piccole, cranio più largo, occhi più grandi e un’azione accelerata delle gambe.

 

È alquanto dubbio che un piccolo cane possa mai essere sviluppato come una replica in scala minore di un cane più grande.

 

Ovviamente gli standard che presentano varietà di taglia all’interno della razza dovrebbero tenere conto di questo, ma non lo fanno. In compenso lo fanno i migliori giudici ed effettuano i loro giudizi conseguentemente.

 

Un ulteriore breve accenno per quanto riguarda il rapporto massa/superficie e i suoi influssi sulla dispersione calorica riguarda la conformazione corporea.

 

Disperdono calore molto più velocemente razze che presentano le seguenti caratteristiche (tutte o in parte, compatibilmente con compromessi strutturali dovuti ad altre esigenze): muso lungo (= lingua lunga); orecchie grandi; zampe grandi (= cuscinetti plantari larghi); torace appiattito e profondo o disceso; arti sottili e allungati; pelo raso; taglia tendente al piccolo.

 

Molte di queste caratteristiche si evidenziano in razze desertiche. Il contrario si riscontra nelle razze artiche (sempre compatibilmente con altre esigenze).

Rapporto taglia/movimento

La taglia presenta generalmente alcuni influssi sul tipo di movimento prodotto dal soggetto in esame. Se ne parla estesamente parlando specificatamente del movimento. Qui basterà ricordare che con la diminuzione drastica del peso rispetto alla corrispondente taglia il soggetto generalmente presenta una maggiore agilità nella deviazione dalle traiettorie dovuta al minore peso relativo da spostare e alla maggiore chiusura delle angolazioni articolari permesse dal ridotto formato da sostenere, nonché ad una accelerata esecuzione dei singoli movimenti dovuti, oltre che ad una diminuzione della massa degli arti, anche ad una loro ridotta estensione lineare. Considerazioni analoghe valgono, al contrario, per l’aumento di taglia.

Rapporto taglia/temperamento

Una certa influenza della taglia si nota anche sul temperamento (come per il movimento si parla ovviamente di media, con tutte le eccezioni individuali ben note). Generalmente soggetti piccoli presentano una maggiore eccitabilità nervosa e vivacità comportamentale dove, col crescere della taglia si nota una minore reattività agli stimoli e un carattere più flemmatico. Se i responsabili degli effetti della taglia sul movimento sono prettamente fattori fisici, i responsabili degli effetti sul temperamento sono prettamente chimici, dovuti ai tassi ormonali circolanti nei vari soggetti che non aumentano o diminuiscono proporzionalmente alla massa corporea.

 

È opportuno sottolineare che gli ormoni in circolo agiscono in quantità che dipendono oltre che dallo stato fisiologico del soggetto anche da una condizione biologica che viene ereditata (quantità di tessuto produttore, velocità di produzione, velocità di secrezione, resistenza in circolo, quantità e qualità di recettori, velocità ed efficienza dei meccanismi di risposta allo stimolo, etc.); per tale motivo si può fare, anche se con tutte le riserve del caso, un collegamento tra tipologia strutturale e comportamentale.

 

[Canton, Mario. Cinometria. Porto Viro: Antonio Crepaldi Editore, 2013]

 

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Saluti a tutti e a rileggerci presto.