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Cravatte e nodi

  5 marzo 2020 Banner cravatte

Nodo cravattaA differenza dell’apparato da guerra delle donne per gli uomini l’unico capo di abbigliamento al di fuori di uno stile austero è la cravatta. Prima o poi nella vita di qualsiasi giovane uomo arriva il momento di indossare un abito «formale» che necessariamente include una cravatta. Al di là dei gusti e dell’etichetta compare un ostacolo che può mettere in agitazione: il nodo.

 

Come in molte altre faccende della vita le soluzioni che si trovano possono essere diverse: dalla cravatta già annodata, venduta con l’elastico o con delle stecche di metallo o plastica per fissarla al collo della camicia, al più elaborato nodo fatto a mano.

 

«Una cravatta ben annodata è il primo serio passo nella vita» diceva Oscar Wilde. Lord Brummer, massimo emblema del Dandismo, si è spinto addirittura ad affermare che «la cravatta è l’uomo». Passata già dall’Ottocento da capo del tutto inutile e superfluo ad accessorio ineliminabile dell’abbigliamento maschile, la cravatta è oggi portata quotidianamente da milioni di persone.

 

Sono stati contati fino a 188 modi diversi di realizzare un nodo per cravatta. Tuttavia sono soltanto quattro quelli più diffusi: il nodo semplice (o four-in-hand), il nodo scappino (o windsor), il mezzo scappino e il «pratt».

 

Thomas Fink e Yong Mao, due fisici del Cavendish Laboratory dell’Università di Cambridge (Inghilterra) hanno analizzato nel loro tempo libero il problema di quali siano i migliori nodi che si possono fare a una cravatta. Hanno illustrato i risultati del loro originale studio in un libro divulgativo dedicato per intero all’argomento: «85 modi per annodare una cravatta».

 

Per svolgere la loro analisi, i due estrosi scienziati britannici hanno usato un modello matematico, collegato ai vari passaggi della costruzione del nodo, che permette di selezionare – tra tutti i nodi possibili – quelli esteticamente migliori.

 

In base al modello ideato da Fink e Mao, l’apparentemente complicata sequenza di movimenti verso destra, verso sinistra o verso il centro necessari per annodare una cravatta può essere rappresentata in modo assolutamente semplice e fedele da altrettanti movimenti eseguiti su una sorta di reticolo a struttura triangolare, dove l’unico vincolo posto è che non si possono compiere mai due passi consecutivi nella stessa direzione.

 

Analizzando le varie successioni di movimenti casuali lungo la griglia – quella che tecnicamente si chiama una «passeggiata aleatoria» o random walk – Fink e Mao hanno determinato tutte le sequenze associabili a dei nodi e hanno pazientemente classificato questi ultimi in base alla loro forma e dimensione (che dipendono appunto dalla sequenza). I nodi, una volta suddivisi in classi sulla base di dimensione e forma, sono stati successivamente selezionati in base a criteri estetici di simmetria (un ugual numero, o quasi, di movimenti verso destra e verso sinistra) e di equilibrio (un insieme di movimenti per un nodo che si stringa bene e mantenga la forma).

 

La tecnica statistica che Fink e Mao hanno usato per esplorare quanti modi ci sono di annodare una cravatta è nota come Teoria dei cammini casuali e fu in origine sviluppata per descrivere i movimenti delle molecole di un gas. La teoria ha la caratteristica di descrivere un movimento che, sebbene imprevedibile, non è totalmente casuale. La teoria dei cammini casuali è utilizzata anche nello studio del ripiegamento delle proteine, uno degli interessi principali di Fink.

 

Lo studio dei nodi di una cravatta e dei nodi fatti con corde e cavi sono applicazioni della Teoria dei nodi, una branca piuttosto giovane della matematica che nasce nel XIX secolo. Si sviluppa soprattutto nel secolo scorso, quando viene scoperto il DNA, la lunga molecola della vita a forma di doppia elica: spesso il DNA si annoda su sé stesso e la teoria dei nodi può descrivere i differenti tipi di nodi che possono originarsi. Oggi le applicazioni della teoria dei nodi spaziano nei campi più diversi: dalla chimica alla biologia molecolare, dalla fisica delle particelle alla ricerca della cosiddetta «Teoria del tutto».

 

Il nodo alla cravatta è una di quelle classiche cose che vengono ancora tramandate di padre in figlio. Così ognuno conosce in media solo un paio di modi di farsi il nodo alla cravatta, nonostante le possibilità siano numerose. Non si tramanda, tuttavia, la scelta dei disegni e delle fantasie e si ipotizza che la scelta di motivi geometrici (quadri, strisce, piccoli disegni) esprima un’aspirazione all’ordine. Le strisce, in particolare, come quelle trasversali delle ben note cravatte «regimental» britanniche, denoterebbero il desiderio di seguire una linea. Le strisce larghe, poi, rivelerebbero un carattere esuberante, mentre quelle sottili denoterebbero una persona precisa e meticolosa. Le dimensioni del disegno sarebbero invece legate all’impegno fisico: una cravatta con disegni grandi è adatta per un week-end in campagna, una con disegni piccoli per l’ufficio.